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AMARE IERI. ANNOTAZIONI SULLA STORIA DELLA SENSIBILITA'
di ANDERS GUNTHER; FABIAN S. (CUR.)
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- Titolo: AMARE IERI. ANNOTAZIONI SULLA STORIA DELLA SENSIBILITA'
- Autore: ANDERS GUNTHER; FABIAN S. (CUR.)
- Illustratore: 0
- Editore: BOLLATI BORINGHIERI
- Collana: TEMI
- Anno: 2004
- ISBN: 9788833915630
- Pagine: 161
- Volumi: 1
Classificazione DEWEY
- 190 FILOSOFIA E DISCIPLINE CONNESSE
Classificazione CEE
- HPC STORIA DELLA FILOSOFIA OCCIDENTALE
Queste annotazioni raccolte negli anni tra il 1947 e il 1949, sono un esempio magistrale di quella che Günther Anders ha definito «filosofia d'occasione», pensiero critico che prende spunto da una trama solo apparentemente privata: grumi epocali che si presentano come esperienze ineludibili di questo pensatore diverso - Anders, pseudonimo di Günther Stern vuol dire appunto «diverso» - e sollecitano a quel dialogo serrato e implacabile che rappresenterà la cifra di tutta la sua opera filosofico-letteraria. Si tratta di appunti sulla storia delle emozioni, della sensibilità che muta mettendo in gioco una rete complessa di riferimenti contingenti - anticipazione di gran parte delle riflessioni successive stimolate dall'ambiente dell'esilio divenuto spazio paradigmatico della progressiva destituzione del soggetto e della frantumazione identitaria. Il confronto traumatico con la società americana rappresenta l'"occasione" filosofica per riflettere sulla industria culturale e sui suoi "idola", su una realtà connotata da una concezione dogmaticamente progressista in cui non c'è spazio per l'alterità e per la dissonanza, in cui tutto dev'essere funzionale a una logica quantitativa e seriale determinata dal ritmo produttivo delle merci. La compulsione intellettualistica a riassumere-sussumere-riprodurre trascende a chiacchiera, a citazione con pretese di universalità e così per esempio la psicoanalisi si rivela prodotto obbligato, falso disvelamento che si risolve nell'inconsapevole irretimento del soggetto, sradicato e ridotto a vuoto involucro: «In breve operazione riuscita, identità morta».
Queste annotazioni raccolte negli anni tra il 1947 e il 1949, sono un esempio magistrale di quella che Günther Anders ha definito «filosofia d’occasione», pensiero critico che prende spunto da una trama solo apparentemente privata: grumi epocali che si presentano come esperienze ineludibili di questo pensatore diverso – Anders, pseudonimo di Günther Stern vuol dire appunto «diverso» – e sollecitano a quel dialogo serrato e implacabile che rappresenterà la cifra di tutta la sua opera filosofico-letteraria. Si tratta di appunti sulla storia delle emozioni, della sensibilità che muta mettendo in gioco una rete complessa di riferimenti contingenti – anticipazione di gran parte delle riflessioni successive stimolate dall’ambiente dell’esilio divenuto spazio paradigmatico della progressiva destituzione del soggetto e della frantumazione identitaria. Il confronto traumatico con la società americana rappresenta l’"occasione" filosofica per riflettere sulla industria culturale e sui suoi "idola", su una realtà connotata da una concezione dogmaticamente progressista in cui non c’è spazio per l’alterità e per la dissonanza, in cui tutto dev’essere funzionale a una logica quantitativa e seriale determinata dal ritmo produttivo delle merci. La compulsione intellettualistica a iassumere-sussumere-riprodurre trascende a chiacchiera, a citazione con pretese di universalità e così per esempio la psicoanalisi si rivela prodotto obbligato, falso disvelamento che si risolve nell’inconsapevole irretimento del soggetto, sradicato e ridotto a vuoto involucro: «In breve operazione riuscita, identità morta». Günther Anders (pseudonimo di Günther Stern) nacque a Breslavia nel 1902. Laureato in filosofia nel 1923, dopo studi condotti alla scuola di Husserl, emigrò per ragioni razziali nel 1933, trasferendosi prima a Parigi e poi negli Stati Uniti (New York e Los Angeles). Dopo essere stato il primo marito di Hannah Arendt, sposò nel 1945 la scrittrice Elisabeth Freundlich. Nel 1950 tornò in Europa, stabilendosi a Vienna dove morì nel 1992. E’ autore di un’opera ancora in parte inedita in cui l’interesse per la filosofia si alterna con quello per la letteratura. Sono famose le sue prese di posizione sulla bomba atomica (cfr. "Essere o non essere" e "La coscienza al bando" entrambi Einaudi, 1961 e 1962), sulla guerra del Vietnam e su Cernobyl. Disponibili in traduzione italiana anche: "Opinioni di un eretico" (Theoria, 1991); "Uomo senza mondo. Scritti sull’arte e la letteratura" (SpazioLibri Editori, 1991); "Patologia della libertà" (Palomar, 1994); "Noi, figli di Eichmann" (La Giuntina, 1995) e "Stato di necessità e legittima difesa" (Cultura della pace, 1997).